1996 ROCK AND ROLL CIRCUS

 

 

 


DVD - VHS

Data di pubblicazione: 15 Ottobre 1996
Durata: 63 Minuti
Etichetta: Abkco
Diretto da: Michael Lindsay-Hogg


Spettacolo televisivo dell'11-12 Dicembre 1968 registrato a Londra. Inedito fino al 1996.




Tracklist:

Jethro Tull - Song For Jeffrey
The Who
- A Quick One While He's Away
Taj Mahal - Ain't That A Lot Of Love
Marianne Faithfull - Something Better

The Dirty Mac (John Lennon/Eric Clapton/Keith Richards/Mitch Mitchell)
-Yer Blues
-Whole Lotta Yoko

The Rolling Stones
-Jumping Jack Flash
-Parachute Woman
-No Expectations
-You Can't Always Get What You Want
-Sympathy for the Devil
-Salt Of The Earth


Due giorni di musica, organizzati dalla The Greatest Rock'n' Roll Band in the World, in un circo che possiede come artisti le migliori band del 1968 e, in alcuni spezzoni, anche amici degli artisti e veri giocolieri, mangiafuoco e trapezisti.
Insomma una sintesi dell’ambiente musicale della Londra del 1968.

Sia nella versione su disco che nel video, è riportata solo una canzone per ogni gruppo ospitato, fatta eccezione per i Rolling Stones.

Lo spettacolo si apre con i Jethro Tull, che esordivano in quegli anni con l'album This Was;

il brano è Song for Jeffrey, con il potente basso elettrico di Glenn Cornick, la slide guitar di Tony Iommi (che diventerà presto membro dei Black Sabbath), e la batteria di Clive Bunker;
front-man del gruppo Ian Anderson, che canta e suona il flauto traverso.
Il gruppo si esibisce con abiti settecenteschi e da menestrelli, e le loro mosse li fanno sembrare marionette guidate da qualcuno sopra il palco. La loro esibizione è in playback, quindi la registrazione proviene da This Was.
I secondi ad entrare sono gli Who, la band degli anni sessanta, che, anche loro, portano il pubblico in visibilio, suonando la prima mini rock opera della storia, A quick one, while he's away. Con il batterista Keith Moon "the Loon" che pare essere il frontman per le sue strabilianti mosse, Pete Townshend con la sua chitarra ritmica e con le sue pennate a mulinello, Roger Daltrey con la sua voce possente, e John Entwistle, il bassista fuori dal comune, che riempie il suono complessivo con virtuosismi di basso e partecipa al coro con la sua voce di ampia estensione, che passa tranquillamente da acuti falsetti ad un grave e originale suono somigliante più ad un motore che ad una voce.
Sono sette minuti e mezzo di un susseguirsi di tanti brani, tenuti insieme da un unico filo conduttore, che si concludono con un lieto fine.

In questo intermezzo c’è Over the waves a fare da sottofondo ai trapezisti, che allietano il pubblico riportandolo ad uno stato di quiete per pochi minuti.

A capovolgere la situazione sulla scena, c’è il bluesman Taj Mahal, che da prova di se nella sua Ain’t that a lot of love, accompagnato dagli essenziali riff del suo chitarrista Jesse Ed Davis, riportando il pubblico ad urlare ed a ballare.

Segue Marianne Faithfull, la ragazza dei Rolling Stones, la Pop Princess degli anni sessanta, che canta una canzone dei sixties che spezza il ritmo creato fino a quel momento.

A seguire i Dirty Mac, il gruppo messo su per l’occasione, che vede come prima performance pubblica un John Lennon che porta, dal suo recente White Album, una Yer Blues ancora più blues della originale, grazie anche ad Eric Clapton ed al suo assolo stile Cream, a Keith Richards, bassista sorprendentemente bravo per l'occasione, a Mitch Mitchell, batterista di Jimi Hendrix e, naturalmente, anche Lennon che graffia con la sua caratteristica voce.

Finita la canzone, Lennon invita la compagna Yoko Ono e il violinista Ivry Gitlis per produrre un misto di blues, con lui e la sua band, di urlato orientale (che tra le righe comunica il perché dello scioglimento dei Beatles), con Yoko Ono e di musica classica, con Gitlis.
Il tutto è talmente confusionario da fare ridere Clapton e Richards alle spalle di Lennon e di Yoko Ono.

A questo punto, dopo una insolita presentazione muta di Lennon, entrano all'improvviso i Rolling Stones con Jumpin' Jack Flash.
La canzone viene suonata con un ritmo sostenuto e un groove piuttosto blues.
Il pubblico è entusiasta e balla insieme a Jagger che si scatena.
Sin dall'inizio si nota uno strumentista esterno al gruppo, Rocky Dijon, ingaggiato in quegli anni per la maggior parte degli album.
Subito dopo il gruppo si prepara per No expectations, eseguita con l'ausilio di Watts e di Dijon, rispetto all'originale priva di percussioni.
Brian Jones dà il meglio di se in questa versione col suo Bottle Neck ma lungo tutto il concerto mostrerà già il poco interesse che più tardi lo porterà a lasciare il gruppo con la sua conseguente morte.
A spezzare You Can't incomincia con la chitarra di Richards prima dell'impazzimento di Jagger a cui segue l'entrata esplosiva degli altri. Qui il cantante improvvisando sul ritornello coinvolge una ragazza che non può fare altro che rimanere sconvolta. Subito dopo aver lasciato la ragazza intimorita Mick canta alla telecamera con fare da maestrina e riprende il suo ballo da scatenato fino alla fine del motivo.

(da Wikipedia)








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